DATA HUB - Analisi andamento mercato immobiliare 2023 e outlook 2024

Italia

Tali evidenze sull’efficienza energetica sono da ricondurre all’età dello stock immobiliare italiano. Il 20% degli edifici residenziali in Italia è stato costruito prima del 1946, circa il 50% tra il 1946 e il 1980 e il 30% dopo il 1981, con solo il 7% costruito a partire dagli anni 2000. A livello regionale emergono realtà ben diverse; in particolare, con riguardo alla classe più antica di edifici, quella pre-1946 (edifici che hanno oltre 75 anni), ne è rappresentata la distribuzione nel grafico a sinistra. Come visibile, le regioni più scure, cioè in cui tale classe di immobili è maggiormente rappresentata, sono Sicilia, Calabria e Basilicata, dove poco meno della metà degli edifici residenziali fa parte di quelli costruiti prima del 1946, mentre il valore va via via riducendosi verso le regioni del Centro, del Nord e in Sardegna, fino a raggiungere

un minimo di circa il 15%. Se si considerano, invece, gli immobili costruiti nel ventennio successivo (che hanno in media 60 anni, grafico a destra), la distribuzione è opposta, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Nord-Italia. Dai dati, dunque, emerge chiaramente la necessità di un intervento tempestivo e mirato a partire dalle tipologie di edifici e dalle zone che presentano la maggiore necessità per il rinnovamento del patrimonio immobiliare, in ottica di efficientamento energetico per l’allineamento agli obiettivi climatici 2030 e 2050

Per quanto riguarda la situazione a livello na zionale, lo stock immobiliare in Italia (dato al 31.12.2022) consiste di quasi 78 milioni di im mobili o loro porzioni, di cui 67,1 milioni censi ti nelle categorie catastali ordinarie e speciali, 3,7 milioni sono nella categoria F (immobili che non producono rendita catastale) e altri 7 milioni sono beni comuni non censibili o unità in lavo razione. In termini di efficienza energetica, in base ai dati ENEA risultanti dall’analisi di oltre 5 milio ni di APE nel 2023 relativi per l’87% a immobili residenziali e per la restante parte a immobili non residenziali, la maggior parte degli edifici rientra nella classe G e nella classe F; solo il 14% ha una classe energetica di livello A o B. Non si rilevano variazioni significative rispetto al 2022, se non un lieve peggioramento della di stribuzione, con un aumento delle classi E, F, e G a scapito delle A e B. Osservando la distri

buzione per edifici residenziali e non residenziali, è possibile notare come gli edifici residenziali presentino una maggiore concentrazione verso le classi energetiche meno efficienti, mentre quelli non residenziali sono distribuiti in maniera più omogenea anche sulle classi energetiche cen trali, evidenziando quindi una situa zione meno critica rispetto ai primi. Per quanto riguarda gli edifici NZEB presenti in Italia, essi costituiscono meno dell’1% del campione analiz zato e sono riconducibili per la quasi totalità a edifici di tipo residenzia le; per gli edifici non residenziali, si tratta principalmente di uffici, attivi tà commerciali, scuole e attività in dustriali e artigianali.

QUOTA DI EDIFICI COSTRUITI PRIMA DEL 1946

QUOTA DI EDIFICI COSTRUITI TRA IL 1946 E IL 1980

Quota di edifici costruiti prima del 1946

Quota di edifici costruiti prima tra il 1946 e il 1980

DISTRIBUZIONE DEGLI EDIFICI PER CLASSE ENERGETICA 2023

24%

38%

26%

48%

20%

21%

52%

25%

49%

52%

19%

54%

26%

Edifici non residenziali

Edifici residenziali

49%

28%

42%

30,7%

31%

47%

29%

43%

10% 15% 20% 25% 30%

30%

44%

30%

47%

23,4%

20%

37%

20,3%

20,1%

39%

43%

40%

18,1%

36%

45%

38%

16%

15,8%

15%

48%

12,1%

10,6%

46%

40%

5,9%

5,1%

3,9%

3,4%

0% 5%

3,1%

46%

2,4%

2,7%

2,1%

35%

2%

1,2%

1,1%

A4

A3

A2

A1

B

C

D

E

F

G

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Fonte: Istat

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